
Mauro Speranza
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Wall Street al bivio: Rally post-Trump o correzione imminente?
La Borsa americana sembra aver fatto una pausa nel rally scatenato dopo la vittoria elettorale di Donald Trump il 5 novembre scorso. Da quel giorno, l’indice S&P 500 ha guadagnato circa il 5% – una percentuale significativa dopo un anno di forti rialzi – ma per ora si scontra con la barriera psicologica dei 6.000 punti.
Gli analisti di diverse banche d’affari ritengono che il mercato stia semplicemente prendendo fiato per continuare la sua scalata, forse in attesa di saperne di più sulle misure che Trump adotterà quando entrerà alla Casa Bianca a gennaio, considerando che dominerà anche il Congresso.
“Nel prossimo futuro, l’attenzione del mercato verso la prospettiva di minori tasse e maggiore deregolamentazione potrebbe facilmente innescare un rally di fine anno”, afferma Emmanuel Cau, stratega di Barclays. “Ma in seguito, i costi che comporterebbe la possibile introduzione di dazi e la capacità dei repubblicani di far passare le loro proposte fiscali determineranno la sostenibilità di questo rally”.
Goldman Sachs ritiene possibile per l’S&P 500 chiudere l’anno a 6.000 punti e salire a 6.300 punti il prossimo anno. Secondo Société Générale, questo indice potrebbe raggiungere i 6.660 punti nel 2025, a condizione che il rendimento del titolo di Stato americano a 10 anni non superi il 5% per timore del deficit pubblico.
Proprio JP Morgan considera che questa barriera del 5% – che implicherebbe un inasprimento dei costi di finanziamento per tutta l’economia statunitense – sia fondamentale per evitare una correzione di borsa.
Ma ci sono anche osservatori che considerano esaurito l’effetto Trump sulla Borsa di New York. In questo campo si colloca Lisa Shalett, direttrice degli investimenti dell’area private banking di Morgan Stanley.A suo parere, “gli investitori tatticamente prudenti dovrebbero pensare di raccogliere i profitti sull’S&P 500”. Sebbene ammetta che fino alla fine di quest’anno possa mantenersi un certo ottimismo in Borsa, il 2025 romperà questa tendenza per tre ragioni.

BCE taglia i tassi: una mossa unanime ma non senza dibattito
La Banca centrale europea (BCE) ha tagliato all’unanimità i tassi di interesse a causa dei pochi rischi associati a questa decisione, nonostante alcuni membri si fossero inizialmente mostrati contrari, per poi votare a favore, come indicato oggi dall’organismo.
La BCE ha pubblicato ieri i verbali della sua riunione di politica monetaria del 16 e 17 ottobre, durante la quale ha ridotto il tasso sui depositi – che è il suo tasso di interesse di riferimento – di un quarto di punto, al 3,25%, su proposta del suo capo economista, Philip Lane.
Tutti i membri del Consiglio direttivo hanno sostenuto il terzo taglio dei tassi nel 2024, anche se alcuni si erano inizialmente opposti, preferendo accumulare più informazioni e attendere le nuove proiezioni macroeconomiche di dicembre.
In generale, la BCE ha considerato che si trattasse “di una decisione basata sui dati” e giustificata da un’ampia gamma di indicatori.
Inoltre, i banchieri centrali hanno ritenuto importante che la politica monetaria raggiungesse il suo obiettivo primario di stabilità dei prezzi “senza danneggiare l’economia reale più del necessario”, dopo “le recenti sorprese al ribasso degli indicatori di attività”.
In questo contesto, hanno argomentato che c’era poco rischio associato al taglio dei tassi, poiché questi sarebbero rimasti in territorio restrittivo, mentre il pericolo associato all’attesa e all’agire in ritardo era maggiore.